Visitare il Museo dello Studio Ghibli: il regno dei sogni e della follia

l’importanza di credere nella potenza dei sogni e abbandonare la concretezza delle convenzioni 

 

 

intervistatrice: “Quindi può dire che è il film che si lascia creare da lei?”

Miyazaki: “Sì, si può dire così … il film è un essere vivente” 

è questa la frase che più mi è rimasta impressa guardando il documentario dedicato allo Studio Ghibli dal titolo “Il regno dei sogni e della follia“. 

E’ quasi come se per Miyazaki ci sia qualcosa di ineluttabile nella creazione dei suoi film, un processo in cui sono i disegni, le immagini, i cartoni, ad arrivare a lui, a concedersi, a permettere di essere plasmati, e solo dopo un lungo processo, svelati al mondo. 

Miyazaki, che è un narratore e come tale racconta, trasmette, lascia liberi di esprimersi questi suoi film d’animazione, creature vibranti, piene di magia, nostalgia, dolore, ricolme della bontà ingenua dell’infanzia e al tempo stesso, anche, della crudeltà dell’essere umano.

Sono esseri di matita, colore, carta, schiusi ancora dal lavoro sempre manuale e non digitale, come ormai raramente accade, sono l’amore immenso di una persona per il proprio lavoro. 

E io lo avverto, sento tutto ciò, la dedizione, l’ineluttabilità del processo creativo, l’immaginazione incontrollata e incontrollabile, il fluire di storie che hanno bisogno di essere viste e provate, non solo per bambini, ma universalmente. 

E’ questo che fa lo Studio Ghibli e lo so, sembrerà banale, ma mi commuove, mentre vedo il documentario, mentre guardo uno dei tanti capolavori di Miyazaki, mentre si dipana il percorso espositivo del Museo

Un regno di sogni e follia lo hanno chiamato, giustamente, tanto effimero quanto impensabile eppure così incredibilmente capace di porgere al prossimo un momento in cui credere che l’impossibile sia davvero possibile. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella dello Studio Ghibli è una narrazione, almeno nei modi, tutta giapponese (sebbene i rimandi occidentali siano pur sempre presenti), diversa, totalmente caratterizzante e inconfondibile. Più dolce, più lenta, fatta maggiormente di impliciti, di perché taciuti, così come tipico anche della lingua e del modo di comunicare giapponesi.

E’ l’empatia, l’immaginazione personale a riempire i silenzi e gli spazi vuoti di questo modus narrativo a singhiozzo lontano da quello occidentale.

Talvolta si sfuma, si rende vacuo l’appiglio concreto delle parole e delle spiegazioni.

Non sempre, d’altronde, per i giapponesi è fondamentale un senso preciso e netto.

Mentre necessaria si rivela l’interpretazione, affinché nasca un apprezzamento sincero di questa loro natura narrativa labile o dolcemente semplice.

Sono al contempo cartoni che se guardati, guardati veramente, riescono a comunicare il proprio messaggio, al di là di quanto possano fare le parole stesse, in tutta la potenza di cui l’immagine da sola è capace.

Sono sogni e sono realtà, probabilmente un intrecciarsi delle due a ben guardare, con quel pizzico di incredibile e quel tanto di durezza tipica della verità priva di fronzoli, tanto forte, tanto pieno di scossoni, che perfino adesso ricordo la prima volta in cui, a 9 anni, ho guardato La città incantata; la sensazione di colore, di subbuglio, di nebulosa emozione, come immergersi in un bagno caldo fino a sentirsi completamente molli.

Ed è questo, fondamentalmente, il principio con cui è stato creato anche il Museo, un sogno lontano lontano nella grande metropoli affannata che è Tokyo.

Mitaka, il quartiere in cui il museo si trova, già mostra i segni di cosa significhi immaginare una Tokyo verdissima e quieta, quartiere residenziale costeggiato dal magnifico Inokashira Park, riempito di casetta basse e pastello che non offuscano l’orizzonte, lontano dai centri caotici della capitale ma pur sempre al suo interno.

Se si potesse vivere in un film Ghibli sarebbe forse proprio qui a Mitaka, così preciso, così pulito, così quotidianamente bello.

Il Museo Ghibli a stento lo si individua, circondato e ricoperto com’è da piante, edera e rampicanti, ogni angolino colorato riempito di vasi di fiori, qua e là rastrelli e oggetti da giardinaggio, non proprio il classico museo che ci si potrebbe aspettare, ma a metà tra una serra, una casa accogliente e un curioso laboratorio, indizio dell’amore di Miyazaki per la natura e della sua lotta contro il nucleare.

Un vero e proprio inno nella forma e nei dettagli alla filmografia Ghibli. C’è il grande Robot di Laputa che spunta sul tetto già da lontano, porte e finestre che mostrano scorci di questi mondi immaginari aprendosi sulla Casa di Satsuki e Mei in Totoro, sui luoghi di Howl o svelando un nascondiglio di Nerini del Buio, un grande Nekobus riservato ai bambini, Totoro pronto ad accoglierti all’entrata, bozzetti e studi originali dei film, fondali in acquerello, lo studio e gli oggetti del Maestro.

Impossibile non notare quanto l’edificio stesso dica dello Studio Ghibli.

Quello che si estende attraverso il Museo è un percorso, l’ennesima narrazione che parla di impegno e lavoro lunghi una vita, ma anche della speranza che non sia mai troppo tardi per imparare dagli

errori.

E che cosa ha narrato Miyazaki in 50 anni di racconti dopotutto?

Di vite che scorrono, talvolta si intrecciano, talvolta sono poi destinate a separarsi, di intoppi, brutture, guerre, sorrisi nati da piccole cose, dell’immaginare una strada nuova, approdi inaspettati ma forse più giusti.

del perché, del come ad esempio Chihiro subisca quel viaggio non è dato sapere, di lei poco importa conoscere il prima e il dopo del breve lasso di tempo di cui siamo partecipi, compiere il viaggio in sé, essere obbligati a progredire e a migliorare, è questo l’essenziale; farsi plasmare in meglio dal continuo movimento a cui la vita ci sottopone.

Per quanto fantastico, per quanto irreale, è un processo inarrestabile, bisogna continuare a vivere così dice Si Alza il Vento, e finisce che a guardarla, a riempirsi la testa di forza d’animo, insieme a Chihiro si cresce un po’ a propria volta.

Se ho paura, se non ho il coraggio, da qualche parte sicuramente lo troverò.

Se credo nella potenza dei sogni e metto da parte ciò che mi viene dato come preconfezionato, allora potrò farcela.

Se mi lascio alle spalle cattive abitudini e cattive convenzioni migliorerò come essere umano e migliorerà la piccola porzione di mondo che mi circonda.

Penso che Miyazaki non abbia mai smesso di narrare e credere in tutto ciò.

Vi lascio alcune informazioni utili 

> avete mai visto un Film Ghibli? 

   parliamo ovviamente di film d’animazione, non necessariamente però di film riservati solo ai                bambini. Sono molti i temi cari a Miyazaki che si possono trovare all’interno dei suoi film: amore

   per la natura e il disinteresse per essa da parte dell’essere umano, la guerra, gli aerei, la volontà

   di cambiare le cose. A seconda del film che vedrete potrete assistere a trame più profonde, a

   spaccati di vita giapponese, a scene divertenti o di quiete, a momenti di magia e fantastico.

   Ve li consiglio? ASSOLUTAMENTE!!

   Se non ne avete mai visto uno questi sono i miei preferiti: Il castello errante di Howl, La città

   incantata, Si alza il vento, Kiki consegne a domicilio, La storia della principessa splendente, I miei

   vicini Yamada.

  Allo stesso modo vi consiglio di visitare il Museo, se siete appassionati dello Studio lo amerete, se

  non lo siete sicuramente è un’esposizione curiosa che vi permette di capire come i film vengano

  realizzati e comprendere parte della sensibilità artistica giapponese e come mai ancora oggi lo           Studio Ghibli sia molto amato all’estero e soprattutto in patria (per i giapponesi spesso i ricordi di        questi cartoni sono qualcosa di molto caro).

> come arrivare al Museo

   Prendete la Chuo Line da Shinjuku e scendete a Mitaka (circa 20min).

   Una volta arrivati a Mitaka potete arrivare al Museo a piedi, una serie di cartelli con sopra Totoro vi

   indicheranno la strada (circa 15min) o in alternativa ci sono dei bus apposta a tema Ghibli che

   partono dalla stazione di Mitaka.

> dove acquistare i biglietti 

   potete acquistare i biglietti in 2 modi.

   n°1 acquistarli alle macchinette automatiche dei konbini Lawson. I biglietti costano in questo caso      solo 1000yen (circa 8 euro) ma il processo è abbastanza laborioso, i biglietti infatti si esauriscono      in fretta, le macchinette sono solo in giapponese ed è necessario cercare di inserire un

   nome giapponese per prenotare. In questo caso i biglietti avranno un giorno e un orario preciso in      cui vi dovrete recare al museo.

   Io l’ho acquistato in questa maniera, ho pagato poco il biglietto ma ho dovuto

   fare diversi tentativi prima di riuscire ad acquistarne uno visto che andavano esauriti subito.

   Ho scelto questo metodo solo perché in quel periodo vivevo in Giappone e quindi avevo la

   possibilità di andare a controllare di frequente al Lawson e scegliere una data qualsiasi. Se fossi

   stata semplicemente in vacanza avrei scelto probabilmente il metodo n°2 per non rischiare di

   non trovare biglietti e perdermi la visita.

 n°2 acquistare i biglietti in Italia. Potete acquistare i biglietti tramite l’agenzia JTB (come ha invece

 fatto Alessia).

 Il biglietto costa 8 euro + 10 euro di prevendita  + 13 di spedizione (Sardegna e Sicilia 18). Potete

 acquistare i biglietti anche nelle sedi di Milano o Roma (non pagando quindi la spedizione).

 In questo caso il biglietto avrà solo una data precisa (non orario) in cui vi dovrete recare al museo, anche in questo caso vi consiglio di acquistare i biglietti con largo anticipo.

 ➡ http://www.viaggigiappone.com/biglietti-ghibli 

NB ricordatevi che nel biglietto è in inclusa la visione di un corto inedito all’interno del cinema del

museo e che i biglietti cartacei vi verranno convertiti all’entrata in preziosi pezzetti di pellicole originali, quale migliore souvenir?

> caffè all’interno del Museo

   all’interno del Museo c’è un piccolo e coloratissimo caffè che di tanto in tanto offre piatti a tema

   Ghibli e non solo e che ha bellissime stoviglie in tema (quanto è carino il piatto di Totoro?).

   Io ci ho fatto merenda: cappuccino con il cappellino di Kiki e cheesecake.

   In alternativa vicino c’è il carinissimo Kotori Café che mi piacerebbe molto visitare

   prossimamente, per ora ve lo faccio ammirare attraverso questo bel video di Serena Matcha Latte.

> shop all’interno del Museo: dove comprare gadget Ghibli?  

   amanti dello studio scatenativi!! Lo shop nel museo è il regno dei gadget!!

   Altri due posti perfetti per comprare gadget Ghibli sono Donguri Kyowakoku (lo trovate ad

   esempio nel centro commerciale sotto la Sky Tree) e Yamashiroya (Ueno di fronte alla stazione JR)

Sei mai stato al Museo dello Studio Ghibli? Ti piacerebbe andarci? 

Hai mai visto qualche film Ghibli? 

Raccontami la tua esperienza nei commenti qui sotto 🙂 

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Ci vediamo alla Prossima Fermata ⊂(。・ω・。)⊃  

6 Comments

  1. Valeria
    14 Gennaio 2018

    Aww! Tornerei a Tokyo anche solo per questo. L’altra volta non avevo prenotato per tempo!

    Rispondi
    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      17 Gennaio 2018

      E ne varrebbe davvero la pena anche solo tornare per questo secondo me ahah se si è amanti dello Studio Ghibli è davvero un luogo da sogno!

      Rispondi
  2. Giulia
    15 Gennaio 2018

    Io amo lo studio Ghibli, ho visto quasi tutti i loro film! Io e il mio compagno ogni tanto ci facciamo delle maratone assurde di Ghibli ahah I miei preferiti sono Mononoke e Pom Poko

    Rispondi
    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      17 Gennaio 2018

      Siamo in due allora 😀 bellissimo!
      A me anche ne mancano giusto due di Takahata (mi hai fatto venire in mente tra l’altro che potrei anche guardarmeli ahah). Io ho preso man mano tutti i dvd così posso anche io guardarli senza problema a ripetizione ahah amo molto il Castello Errante di Howl e la Città Incantata, tra quelli recenti ho adorato Si alza il vento e La principessa splendente, mentre trovo che I miei vicini Yamada, sia un vero spesso, una rappresentazione perfetta e piena di humor della famiglia giapponese tipo, ho riso un sacco.

      Rispondi
  3. Paola_scusateiovado
    10 Febbraio 2018

    Io ADORO il tuo blog! Non riesco a fermarmi!
    Questo post è fantastico!

    Rispondi
    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      5 Marzo 2018

      Ma grazie Paola 😀 ahahah sono davvero contenta che gli articoli ti piacciano!

      Rispondi

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