Nikko o dell’arte giapponese che abbandona il minimalismo

Tra le montagne e i boschi giapponesi si nasconde un piccolo meraviglioso capolavoro d’arte.
Abbracciati da cedri folti e alti: il rosso, l’oro e i mille decori di Nikko.
Il nome di questo luogo (日光/Nikkou)che placido si adagia sui monti, letteralmente significa “luce del sole”, forse quella che tra le foglie fitte fitte che si stringono la mano l’un l’altra filtra sui sentieri non soffocati dall’asfalto, tra luci e ombre di un viaggio all’indietro (nel tempo) con quella suggestione che solo in Giappone mi capita di provare.

 

Ancora, ancora di più, come quando per la prima volta ho messo piede nel parco che cela il Meiji Jingu e Tokyo metropoli si era fatta da parte…


A nord di Tokyo per secoli Nikko è stata centro del culto buddhista e shinto, prima che il tempio Toshogu (il tempio più riccamente decorato del Giappone) e mausoleo di Ieyasu Tokugawa (fondatore dello shogunato Tokugawa) venisse costruito.
L’inglese si perde in cartelli in cui i nomi dei luoghi sono riportati soltanto più in kanji, e più che di turisti occidentali si riempie di turisti giapponesi, scolaresche, coppiette di anziani.
Arrivarci da Tokyo è semplice, la compagnia Tobu fornisce un collegamento diretto da Asakusa fino a Nikko (un autubus collega la stazione di Nikko alla zona dei templi o ci si può arrivare a piedi in una ventina di minuti).
Il Toshogu, mausoleo di Ieyasu Tokugawa, è un tempio decisamente particolare.
In primo luogo perché contiene elementi sia buddhisti che shinto. Fino al periodo Meiji  per i
luoghi di culto di entrambe le religioni era normale avere elementi derivanti dall’una e dall’altra, in seguito elementi buddhisti vennero tolti da santuari shinto e viceversa. Ma al Toshogu le due religioni erano talmente mescolate che questa separazione non avenne.
In secondo luogo per le ricche decorazioni di cui non troviamo esempio in nessun altro tempio giapponese, dove di solito sono il rigore e la semplicità a regnare.
Ed è proprio questa sovversione della norma a renderlo meraviglioso, il Toshogu disobbedisce e si riempe di bellezza, si discosta dagli altri e nell’emarginazione trova se stesso.
Un tempio dei dettagli, dove a montare insieme pezzi che non si incastrerebbero altrove, si ottiene alla fine un cerchio perfetto.
 
Scoprirli, questi dettagli, uno a uno, è il gioco della giornata, imprimerli poi nella mente. Tra i colori che bruciano: verde, rosso, oro, viola, arancio. Tra giravolte di tetti ricciuti, animali di legno affiancati da fiori dipinti, forme che del rigore si fanno beffa.
Superata la prima porta si arriva ad uno spiazzo con una serie di magazzini, qui si possono trovare alcuni degli intarsi in legno più famosi del tempio.
 
                         (le famose scimmiette non sento, non parlo, non vedo. Uno dei simboli di Nikko)
 
                                                                         (sei scimmiette invece che tre)
 
(dettagli che rapiscono: gli elefanti sozonozo, gli elefanti immaginati. Chiamati così perchè intagliati da un artista che non aveva mai visto dei veri elefanti)
Sfortunatamente lo Yomeimon, la porta principale del tempio, con le sue sfarzose decorazioni è in
ristrutturazione, completamente ricoperta dalle impalcature. Con un pò di tristezza passo oltre, per rianimarmi alla vista di quello che si cela subito dietro.
L’edificio principale del tempio è una sfida alla concentrazione, i dettagli, uno più bello dell’altro, fanno a gara per farsi notare. Si veste di oro e draghi, uccelli variopinti, intagli in legno, baciato dall’arcobaleno.
 
                                      (un altro dettaglio spettacolare: un pavone di un bel blu acceso)
 
                                                                                     (l’edificio principale)
(sulla porta dell’edificio principale dettagli su dettagli. Dragoni neri, sopra intagliata in bianco una scena di corte, ancora più in su fiori, animali, altri draghi)
                                                         (in dettaglio il muro dell’edificio principale)
                                                                 (l’entrata dell’edificio principale)
 
                                               (a reggere il tetto ci pensano piccoli volti di drago colorati)
(dietro al muro ecco cosa si nasconde. Si sfilano le scarpe e si entra, quest’area è dedicata agli spiriti di Ieyasu e altre due personalità storiche giapponesi: Toyotomi Hideyoshi e Minamoto Yoritomo, entrambi grandi guerrieri)
 
Un’ala molto particolare del Toshogu è la Honjido Hall, in cui si trova la sala del drago che piange
o del drago che ruggisce.
Sul soffitto è dipinto un enorme drago ed è chiamata così a causa del suono simile ad un ruggito che si può sentire quando due bastoncini di legno vengono battuti l’uno contro l’altro in un punto preciso della stanza (sotto la testa del drago) grazie all’acustica della sala.
 Andando nella direzione opposta alla Honjido Hall si incontra tutta un serie di scale, e percorsi tra mura e alberi che portano fino al mausoleo vero e proprio.
 Uscendo con il Toshogu alle spalle sulla destra c’è un sentiero costeggiato da enormi lanterne di pietra che porta fino al Futarasan, altro interessante tempio di Nikko. E’ dedicato ai tre monti sacri della zona: il Monte Nantai, il Monte Nyoho e il Monte Taro (lo stesso nome Futarasan è un altro nome del monte Nantai, il più importante dei tre).
 
Con questo tempio, meno famoso e appariscente ma molto più antico, torniamo al rosso e alla semplicità del buddhismo più classico, Ha anche lui una particolarità però: pare dedicato ai bambini. Oltre ai normali edifici, ci sono infatti una serie di giochi e prove che si possono fare liberamente.
 
Così come lo Yomeimon anche il Rinnoji (altro famoso tempio di Nikko) è completamente in ristrutturazione
fino al 2019, e quando ci dirigiamo al Taiyuinbyo (mausoleo di Iemitsu, terzo shogun Tokugawa e nipote di Ieyasu) i due monaci all’ingresso ci dicono che è troppo tardi per fare la visita.
Un pò sconsolate ci infiliamo giù per una ripida scalinata in mezzo ai boschi alla ricerca del ponte Shinkyo,
che nonostante si trovi a un chilometro di distanza dal tempio vero e proprio, fa parte del Futarasan.
Il ponte è un altro dei simboli della città, rosso anche lui, solca acque che si dondolano e rumoreggiano da una roccia all’altra.
Partendo dal ponte Shinkyo e seguendo il corso del fiume sempre dritto si incontra dopo una bella camminata lo spettacolare Abisso Kanmangafuchi, una gola lunga un centinaio di metri creata dall’eruzione del Monte Nantai, che si snoda tra i boschi di Nikko e permette di passaggiare completamente immersi nella natura giapponese.
La zona è famosa anche per le sue 70 statue di Jizo (Bodhisattva protettore dei defunti o dei bambini non nati).
 
 
(questo gruppo di statue è anche detto Bake Jizo= Jizo fantasmi o Narabi Jizo=Jizo in fila oppure ancora Hyaku Jizo=100 Jizo, un tempo infatti le statue erano 100 ma alcune sono state distrutte durante un’alluvione nel 1902)
 
 
                       (le donne incinta o i genitori preoccupati fanno a maglia i cappellini e le sciarpe delle statue)
                                                         (le piccole cascate del Kanmangafuchi)
 
(secondo la leggenda le statue cambiano posto, quindi di volta in volta i visitatori non le vedranno mai nello stesso ordine. Si dice anche che se si compie il percorso contando le statue e tornando indietro le si riconta ce ne sarà sempre una in più. Ecco perchè le statue sono anche dette Jizo fantasmi)
Percorriamo la strada all’indietro e ripassiamo davanti al ponte Shinkyo, lasciandocelo alle spalle prendiamo la strada a destra ipotizzando che riporti verso la stazione. Scendiamo un poco e incrociamo un carinissimo ristorante di yakitori, sono le 16.30, non è proprio la tipica merenda ma entriamo lo stesso: le foto del cibo sembrano troppo invitanti e l’ambiente troppo particolare per passare oltre facendo finta di niente.
 
 (il ristorante di chiama Hippari Dako ed è gestito da due signore giapponesi gentilissime. Inoltre qui ho trovato la spilla di Nikko per la mia collezione: 10mila punti in più al ristorante solo per questo)
 
(la particolarità di questo posto sta all’interno: i clienti possono lasciare commenti e recensioni attaccandoli ai muri. Così le pareti sono ricoperte di foglietti di ogni forma e colore, banconote: dollari, euro, yen, lingue dagli angoli opposti del mondo)
 
(la specialità del posto: yakitori= spiedini di pollo e tsukune= polpettine di pollo in spiedino. Entrambi buonissimi, consiglio il posto per uno spuntino o il pranzo, cucinano anche gyoza= ravioli giapponesi e yakisoba= spaghetti alla piastra con verdure e carne)
                                              (il mo bigliettino e quello di Ale: andate all’Hippari Dako gente!!!)
Dopo questa merenda fuori dall’ordinario ci incamminiamo verso la stazione, è ora di riprendere il treno per Tokyo. A lato strada stanno facendo dei lavori, ma invece dei soliti coni del traffico hanno messo delle transenne a forma di scimmietta dato che le tre scimmiette sono uno dei simboli di Nikko.
 
(spesso in Giappone si trovano coni del traffico a tema,  intrinseca in questo popolo dai modi apparentemente seri c’è una voglia di leggerezza e sorriso)
(tornate a Tokyo affamate come non mai ci fiondiamo dal nostro spacciatore ufficiale di udon a Takadanobaba. Per me oggi udon con carne di manzo e uovo con pepe e brodo)
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Ci vediamo alla
Prossima Fermata gente 😀 !!!
 

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