Rosso come Asakusa ~ come scoprire le gioie dell’estate giapponese

Asakusa è un altro dei quartieri dove più si può vedere la differenza tra la Tokyo moderna e la Tokyo delle tradizioni. Diversamente da Harajuku, dove addentrarsi verso il Meiji Jingu comporta uno stacco netto, ad Asakusa la discesa è
graduale: tanti turisti, tanta attività, tanta vita mentre si cammina lungo la strada del Sensoji.
Se dovessi associare poi un calore a questo quartiere sarebbe il rosso; rosso che palpita, freme, pulsa, rossi sono anche il Sensoji (il più importante tempio buddhista di Tokyo) e le sue immense porte, simboli di Asakusa.

Il Kaminarimon la prima porta del Sensoji, oltrepassandola si entra in una strada non molto larga ricolma di negozietti e banchetti di cibo.
Ta due file di bassi edifici rossi- in cui si trovano i vari negozi- si snoda Nakamise Dori. Percorrendola si arriva alla seconda porta e poi al Sensoji.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nakamise Dori penso sia una delle vie più carine di Tokyo per i turisti e per gli amanti del Giappone, l’occhio si fa ammaliare dalle mille forme e colori, oggetti catturano continuamente la mia attenzione e mi portano a curiosare qua e là e a scattare mille foto.

 

(in questo banchetto fanno dango, che alla fine non assaggiamo: ma non temete, ci siamo gettate su altri piatti inaugurando una sorta di tour culinario)
(un mare di kokeshi, ovviamente vengo cazziata dalla proprietaria perché me ne sto tranquillamente nel mezzo del negozio a scattare foto per il blog)

 

In Nakamise Dori si può trovare veramente di tutto, dal souvenir per un amico rimasto in patria alla scatola di dolci giapponesi da regalare, dagli abiti tradizionali a cianfrusaglie non ben definite, dai raffinati ventagli agli stecchi freddi di cetriolo (si avete capito bene, inorridite con me così mi sento meno sola).
   (geta di ogni colore)

 

 

 
  (tantissimi mālā di tantissimi colori)

 

    (stupende maschere dai colori sgargianti con demoni, volpi e omini in vesti tradizionali)

 

 
(amo particolarmente il modo in cui qui le merci si affastellano, in un groviglio multicolor che pare andare in ogni direzione)

 

 

 

Ovviamente stiamo passeggiando allegramente che è ormai l’una di pomeriggio; temperatura stimata della giornata: più o meno 8mila gradi (all’ombra). Ti muovi: sudi, stai fermo: sudi, anche solo pensare fa sudare.

Iniziamo il nostro tour culinario con questo banchetto, una cosa bellissima secondo me da fare percorrendo Nakamise Dori è fermarsi ad assaggiare i vari piatti tipici (che al pezzo possono costare dai 200 a un massimo di 500 yen). E’ un’occasione che non bisogna farsi sfuggire se si vogliono assaggiare cibi particolari e tradizionali.

 

 
(innamorarsi di un banchetto: fanno dei dolcetti buonissimi- di cui purtroppo non so il nome- consiglio assolutamente quello al 抹茶matcha e all’アプリコットapuricotto-albicocca, in omaggio un bicchiere di tè verde fresco. Sempre in questo banchetto vendono gli stecchi freddi di cetriolo che tra i giapponesi fanno furore… posso immaginare la bontà sopraffina)

 

 

Ci infialiamo anche nelle viuzze laterali, qualche passo spinte dalla curiosità, anche se il caldo
succhia via tutte le energie.

 

 
(una coppia carinissima che in quegli yukata starà friggendo peggio delle patatine del McDonald: stimo il vostro coraggio)

 

 

Ad Asakusa si trova anche il Tokyo Sky Tree (ma teniamo la visita per un altro giorno)

 

 

   (il Tokyo Sky Tree spunta tra gli edifici di Asakusa)

 

(terza tappa del tour culinario: insospettabili strumenti del diavolo, spiedini di carne farlocca che si rivela riso compattato dolciastro dal (non si sa perché) colore marrone carne alla brace, fatevi un favore e non mangiateli. La cosa peggiore è che al banchetto non c’é una pattumiera in cui farli eclissare e nemmeno ti lasciano allontanare -davanti al Sensoji non lasciano andare in giro con il cibo, penso per evitare di spalmarlo addosso alle milioni di persone che camminano nel vicoletto-. Morale delle favola: dobbiamo ingoiare quegli spiedini di risocarne tentando di non sembrare troppo schifate dato che stiamo mangiando in faccia alla proprietaria nonché cuoca)

 

Dopo l’eterno girovagare di negozio in banchetto arriviamo davanti alla seconda porta del Sensoji, nello spiazzo proprio davanti la porta e lateralmente sulla destra sono stati allestiti tantissimi banchetti di cibo tipico (dato che questa sera c’è l’Hanabi del Sumidagawa si sono un pelo organizzati per banchettare).

 

 
(seconda porta del Sensoji)

 

 
    (altra tappa del tour culinario con i primi takoyaki della nostra permanenza tokyota, approvatissimi)

 

 
    (il nostro fornitore di takoyaki)

 

(uno dei molti banchetti, qui vendono banane glassate dagli improbabili colori fluo -tra cui il celeste- ricoperte di zuccherini anch’essi colorati)

 

 
                           (penso sia giunta l’ora della quarta tappa del tour culinario: enormi yakitori)

 

 
  (oltrepassata la seconda porta rossa, rossa è anche la pagoda)

 

 
Lo spiazzo del Sensoji è pieno di turisti, ma non solo, tantissimi sono i giapponesi che vengono in visita al tempio per un preghiera, un desiderio, il buon auspicio.
    (qua si possono comprare per 100 yen i mikuji, predizioni buddhiste sulla propria sorte)

 

(la cosa spaventosa dei mikuji è che quello che c’è scritto pare terribilmente vero, mannaggia a te Buddha, nemmeno tu riesci ad aiutarmi)

 

 
(i mikuji si legano, per ricordare, per far avverare, stretti attorno a un desiderio di buon auspicio un nodo accanto all’altro)

 

(io e il mio recentissimo acquisto, un ventaglio. Oggetto indispensabile da tenere sempre in borsa durante l’estate)

 

Prima di salire le scale ci sono la fonte e l’incenso con cui purificarsi, facciamo ormai la purificazione d’ordinanza, perché qua ogni aiuto è ben accetto.

 

 
    (persone che accendono l’incenso)

 

(l’incenso una volta acceso viene messo in questo enorme braciere, la gente con le mani ne prende il
fumo, se lo sventola addosso)

 

Le persone convergono verso le scale, circondate dal rosso, su di loro veglia l’enorme lanterna; piano piano, scalino dopo scalino, con la pazienza di chi attende il momento della propria preghiera.

(si lancia la moneta, vola in aria silenziosa, finché si scontra con la superficie di legno, è entrata e tu congiungi le mani, non c’è bisogno di parlare solo speri con tutto il tuo cuore)

 

 

 

Usciamo da una porta laterale e proprio accanto a un piccolo Buddha di pietra trovo questo signore che mangia
una granita, ha la tipica seduta da maschio giapponese, mi sembra perfetto per una foto e colgo subito l’occasione.Vinte dal caldo ci apprestiamo all’ultima tappa del nostro tour culinario: la mega granita
giapponese.

 

(scegliamo questo banchetto di granite tra i molti perché qui mettono i pezzi di fragola dentro.
In più passando le due ragazze mi dicono che ho dei bellissimi capelli: ok, la granita la compro da voi e basta)

 

 

 
   (in una stradina laterale i giapponesi si riparano dal sole tutti granita-muniti)

 

E’ ormai pomeriggio inoltrato e ci spostiamo verso il Sumidagawa, frotte e frotte di persone incominciano ad appostarsi per vedere l’hanabi (mancano ancora 3 ore ma prendere un buon posto è difficile e così incominciano presto a sedersi lungo la sponda).

(il ponte sopra il Sumida, sullo sfondo lo Sky Tree e l’edificio della Asahi -altrimenti detto l’edificio con la patata sopra, o come la chiama finemente Yuji la cacca dorata- dovrebbe rappresentare la schiuma della birra ma la verità è che lascia gran spazio alla libera interpretazione)

 

    (sotto la sede della Asahi)

 

 

 

(per rimanere in tema di birra: nello spiazzo davanti a delle 自販機-jihanki- i distributori automatici, giapponesi in yukata tutti birra alla mano)

 

 

    (katsudon per cena preso all’ いなげや-inageya, il nostro ormai fedele fornitore di viveri)

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