Tempio Togakushi e la potenza del Kamikakushi – 神隠し essere portati via dalle divinità

 

Togakushi 戸隠, posato nel fitto dei boschi di Nagano, ci pensano i kanji del suo nome a rivelarne subito le fattezze: “porta che nasconde” significa quella sequenza fluida di lingua giapponese e mai associazione potrebbe essere più calzante. Oltrepassate le pendici del monte è altro, l’altrove e oltre quella porta è uno strattone, senza accorgersene, si finisce portati via dalle divinità.

Si susseguono sulla schiena del monte, i tre templi del Togakushi, tra felci e muschio, in quell’umidità alla clorofilla densa e vischiosa, la volta di fronde scure ancora più fitta e grondante di verdi intensi e cupi.

Gli altari si annodano in quella natura selvaggia, così come il percorso sacro, fili di una trama intrecciata nei tessuti di uno shintoismo primordiale. Il tempio è la montagna stessa, un luogo di culto a cielo aperto dalle impressionanti architetture erbose.

Primo è Hokosha宝光社, il tempio inferiore, fiere dalle fauci spalancate allo stipite dei suoi scalini erti, la superficie di pietra masticata, licheni a macchie che ne erodono le forme. L’aria avvampa liquida mentre procedo su quel tracciato sacro, una coltre che tende piano le dita pallide.

Viene poi Chūsha 中社, il tempio di mezzo, retto sulle radici del cedro a tre tronchi, venerata e centenaria creatura. Con la nebbia che scende sempre più pesante, una condensa che stilla vapori, vedo i fedeli abbracciare la colonna imponente del tronco trino, abbandonarsi intimamente a quel corpo ruvido, poggiate le fronti sulla corteccia frastagliata, chiudere forte gli occhi in preghiere dalla veemenza muta.

In ultimo, nel rantolo affaticato di una salita gelata, si giunge all’Okusha 奥社, il tempio superiore, che è nell’oku, l’interno, l’inaccessibile, chilometri nel fitto della foresta, al centro impervio della cima dentellata.

 

 

 

 

 

 

 

Varcato il primo torii dell’Okusha, il terreno battuto un poco alla volta si sfalda, eludendo l’ordine umano imposto, si scioglie a chiazze in pantani scuri, mentre le file di alberi si fanno via via più serrate, la luce man mano più sottile e strozzata.

A metà del percorso due komainu vetusti sbarrano la strada, ruggiti afoni nelle bocche vermiglie, proteggono un immenso portale rosso nel mezzo di quel nulla boschivo, varco che incornicia il mondo segreto dietro di sé.

Un piede oltre la soglia ed incomincia la discesa; la nebbia è piombata fino a terra, respira massiccia tra i fusti imponenti dei cedri, una navata solenne che si inoltra nella semioscurità, eretta quasi mille anni fa in quell’ultimo tratto di Okusha.

Bisogna sollevare la testa per scorgere la cima di quei colossi canuti, ad altezza di sguardo, invece, radici robuste si aggrovigliano, madide d’acqua si piegano nel terreno umido, su di esse e nelle cavità viscide scintillano monete, oboli lasciati dai fedeli, mentre shimenawa ne cingono la circonferenza annunciandone la sacralità.

Avanzando in quell’ultima sezione, d’improvviso avverto la temperatura calare, nel cuore della foresta lontano da ogni altro luogo, nonostante sia ormai Maggio, compaiono tappeti di neve perfettamente preservata. Affondo piano, un passo alla volta, i piedi malfermi, intorpiditi, in un mondo nascosto, dimora di spiriti e divinità.

 

 

 

Il rosso delle colonne lignee balena cupo contro quella coperta cerea, faldoni esangui di neve si accavallano aguzzi sul selciato ripido del tempio.

L’aria nei polmoni si gela, nel silenzio totale, restituisce a rallentatore il fiato in nuvole di ghiaccio. E’ un paesaggio surreale, calato quello scenario opaco di blu e di grigi, il fogliame nero ad incasellarlo, avviene una separazione netta, le mani impalpabili di mille yokai che mi portano giù in un ultimo strattone.

Il passo nell’altrove è compiuto, stretta la morsa al buio dei cedri, in quel freddo pungente. E’ 神隠し / kamikakushi, una scomparsa misteriosa, per incanto, come se ad averla operata fossero stati i kami / / le divinità.

Portata via da un’entità soprannaturale, quella natura millenaria e imponente del Togakushi, tendo le orecchie, che suggestione mentre la nebbia cigola attorno sinuosa, quale sortilegio ascoltare la foresta frusciare nella lingua di quest’altro mondo.

 

 

 

 

 

COME ARRIVARE AL TOGAKUSHI

  • Da Tokyo a Nagano: da Tokyo Station partono diversi e numerosi shinkansen direzione Nagano Station (16.680¥ a/r) (80min a tratta) (inclusi nel JRP).
  • Da Nagano Station al Togakushi: bus n°70 dalla stazione di Nagano. Davanti alla palina del bus trovate la biglietteria apposita per acquistare il pass andata/ritorno, farvi dare la mappa dei templi e gli orari dei bus per tornare. Occorre circa 1h per arrivare, io ho scelto di scendere al primo tempio l’Hokosha e da lì fare a piedi tutto il percorso in salita, seguendo l’ordine naturale dei templi. Vi consiglio di partire non più tardi delle 9 / 9:30 se avete intenzione di visitare tutti i templi a piedi e fermarvi a mangiare per assaggiare l’imperdibile soba del Togakushi. La camminata con visite richiede quasi tutta la giornata e in alcuni tratti (a seconda della stagione) potreste incontrare neve (a inizio Maggio, metà del tratto che porta all’Okusha presentava neve ghiacciata. Il tratto in questione è ripido, al centro della montagna e nel fitto della foresta, quindi anche le temperature si abbassano). Dalla fermata dell’Okusha ho poi ripreso il bus per tornare a Nagano.

DOVE MANGIARE AL TOGAKUSHI 

  • Okushamae Naosuke 奥社前なおすけ: la soba del Tempio Togakushi è rinomatissima in tutto il Giappone e si pensa sia proprio questo il luogo di nascita di questo piatto giapponese. Assolutamente da non perdere dunque! Io ho mangiato proprio di fronte l’entrata dell’ Okusha, da 奥社前なおすけ, la miglior zaru soba della mia vita, spessa, dalla consistenza ruvida e genuina che solo i piatti fatti a mano hanno.

 

 

Cosa ne pensate del Togakushi? Vi piacerebbe visitarlo? Fatemi sapere la vostra opinione nei commenti!

 

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17 Comments

  1. anna
    11 Febbraio 2020

    E’ davvero stupendo, sembra uscito da una favola! Mi piacerebbe tantissimo andarci e leggendo quello che scrivi, mi sembra sia fattibile in giornata da Tokyo. Sto imparando tante cose super interessanti leggendo il tuo blog.

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  2. ANTONELLA MAIOCCHI
    11 Febbraio 2020

    Le immagini sono meravigliose e la tua descrizione è bellissima! Mentre ti leggevo mi sembrava di sentire la nebbia nei miei polmoni e i piedi affondare nell’umidità, un posto spettacolare e indubbiamente sacro.
    Mi piacerebbe un sacco vedere il cedro a tre tronchi

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  3. Helene
    12 Febbraio 2020

    Leggendo la tua descrizione sul luogo e guardando le foto sembra davvero di trovarsi in un libro, a metà strada tra reale ed immaginario. La nebbia ha indubbiamente contribuito a creare un’atmosfera ancor più misteriosa ed affascinante; per un’escursione che già di per sè vale il viaggio.

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  4. Mi piace molto il tuo modo di scrivere, riesce a portarmi in questi luoghi magici e misteriosi. Nonostante la fitta nebbia sei riuscita a fare delle foto stupende, che rendono davvero molto bene l’idea del posto in cui ti trovi. È come se lo sintetizzassero tutto.

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  5. Simona
    12 Febbraio 2020

    Che luogo affascinante, dove il “tempio è la montagna stessa”, come dici tu. D’altra parte cosa c’è di più sacro della Natura? Anche se noi esseri umani spesso lo dimentichiamo…
    La nebbia ha poi donato ulteriore magia al luogo. Bellissimo.

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  6. Moira
    12 Febbraio 2020

    Come mi piacerebbe realizzare un reportage in questo posto!! Con la nebbia, la foschia e un po’ di quella pioggerellina stupida che rende le giornate senza ombre!

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  7. Silvia The Food Traveler
    12 Febbraio 2020

    Ovviamente mi piacerebbe vedere il Togakushi! Sembra la scena di un sogno, più che un posto reale. Tra gli alberi, la nebbia e la neve… è tutto molto surreale. A questo punto mi sa che avrei bisogno di un mese per vedere tutto quello che vorrei in Giappone!

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  8. Carola Sproloquier
    12 Febbraio 2020

    Che luoghi affascinanti! Sarà che le tue foto sono magnifiche? Sembra di respirare quell’aria e quella nebbia, di essere li. Il Giappone ha un fascino incredibile,e si, mi piacerebbe fare un giro completo dei templi e fermarmi a mangiare li… ahimé, succederà mai? È il mio sogno…

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  9. Alice delle meraviglie
    12 Febbraio 2020

    Non so se sono hanno più magia le immagini avvolte nella nebbia o le parole, davvero bello., brava.

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  10. Raffaella
    13 Febbraio 2020

    Mi piacerebbe da impazzire visitare questo bosco. Questi alberi sono delle creature così imponenti e vive che mi piacerebbe abbracciarne uno per assorbire un po’ della loro energia.

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  11. Samanta
    16 Febbraio 2020

    Che esperienza unica! Jason, un amico gallese incontrato in Portogallo, mi ha raccontato del suo anno in Giappone e dei numerosi templi che ha potuto visitare. Quasi uno ogni passo, scherzava sempre. Leggendo il tuo post e ammirando le tue fotografie ho capito perché ne parlava con così tanto affetto, ammirazione ma anche meraviglia.

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  12. Emanuela
    16 Febbraio 2020

    Leggendo il tuo racconto sembra davvero di essere lì con te, immersi nella nebbia e nella magia di questo posto! Non conoscevo questo luogo e ovviamente non posso che aggiungerlo ai posti da visitare durante un viaggio in Giappone, grazie 😊

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  13. Ilaria Fenato
    17 Febbraio 2020

    Hai scritto un pezzo stupendo, sembrava di essere lì con te tra gli alberi, il vento e la nebbia .. Ovviamente mi piacerebbe visitarlo, adoro questo Giappone ed ho perso il conto dei luoghi che vorrei visitare. Servirebbe un mese in Giappone, anche solo per coprire alcune distanze.
    Bellissime foto!

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  14. Valentina
    17 Febbraio 2020

    Hai proprio ragione, sembra di entrare in un mondo altro! Che luogo incantevole, adoro quegli alberi così alti e maestosi! E le tue parole fanno onore a questo posto magico 🙂

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  15. silvia terracciano
    17 Febbraio 2020

    amo troppo leggerti, adoro il Giappone e la loro cultura anche se non ho studiato la lingua e non ci vivo. Anzi ti chiedo hai qualche suggerimento di buon libro da leggere sulle loro tradizioni antiche e sui miti e leggende di questa cultura

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  16. Cla
    23 Febbraio 2020

    Che posto fantastico, sembra davvero uscito da una favola. Mi aspetto di veder spuntare da una pianta un elfo o una fatina.

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  17. Martina
    9 Maggio 2020

    Leggere questo articolo fa davvero venir voglia di trovarsi a Nagano. Splendido!

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