Itinerario nella Prefettura di Nagano – visitare il Giappone rurale in solitaria

 

 

L’ho fatto davvero… sono partita… un viaggio in solitaria di una settimana attraverso la Prefettura di Nagano, vivere, respirare, sperimentare il Giappone rurale che nella sua pacatezza tanto mi entusiasma.

Lontano dalle grandi città, in questa Prefettura, si susseguono distese di verde, boschi fitti come universi misteriosi, piccoli paesini senza tempo, una carezza delicata per il cuore è il viaggio in questi luoghi.

Che scoperta è stata Nagano, con le sue prospettive orizzontali, niente grattacieli, niente orizzonti spossati dal susseguirsi affannato di edifici, a guardarne i paesaggi dal finestrino del locale in tarda serata quasi non si scorgono luci per chilometri.

Non c’è molto turismo straniero in questa zona del Giappone, nemmeno in un periodo caotico come la Golden Week, ma avventurandomi tra gli angoli antichi, ne ho amato le storie, l’unicità del suo modo di raccontarsi. Un’esperienza speciale fatta di luoghi incredibili: storici, mistici, mozzafiato. Completamente scandita dal battere dei miei pensieri, là dove essere sola era un acceleratore sulle emozioni.

Vorrei raccontarvi allora di Nagano, della gentilezza avvolgente dei suoi luoghi e delle sue persone, della bellezza dei suoi misteri e di quanto ho imparato. Ripercorriamo insieme il mio itinerario

 

 

Day 1 : Suwa – il lago sacro e i suoi 4 templi 

 

La prima tappa di questo viaggio attraverso la Prefettura di Nagano è stato il Tempio Suwa Taisha, un enorme complesso di 4 templi (2 a sud e 2 a nord del Lago Suwa) immersi nei boschi della zona.

Il Suwa Taisha di Nagano è il più importante di tutti i templi Suwa del Giappone, oltre 10.000 in tutto, e si pensa sia stato fondato addirittura 1200 anni fa. Viene persino menzionato nel Kojiki, il più antico testo di narrativa giapponese pervenutoci, nel quale viene raccontata la fondazione stessa del Giappone.

I 4 templi del Suwa si contraddistinguono per i loro magnifici dettagli sfogliati uno ad uno durante una lunghissima camminata.

Giungo al primo, il 前宮 // Maemiya  (il tempio che sta davanti / che precede ) si fa strada nel bosco, una lunga scalinata cinta da torii bruni. Preannunciano all’inizio del viaggio quanto Nagano con le sue montagne, la bruma, le foreste, sia terra mistica.

Proseguo sotto una lieve pioggerellina fino al secondo l’ 本宮 / Honmiya (il tempio principale) è accompagnato da altri cedri, corridoi di legno profumato avvolti dal verde e una lunga tradizione collegata al sumo.

Mi avventuro fino al terzo, il mio preferito, è l’ 秋宮 // Akimiya (il tempio d’autunno), qui ad emozionarmi è l’indimenticabile immagine dell’enorme shimenawa, la grossa corda sacra che cinge luoghi dello shintoismo importanti, la scoperta che l’acqua dei chozuya del Suwa (l’acqua che all’entrata dei templi serve a purificarsi) è calda e si riversa in vampate vaporose nell’aria.

C’è ormai un tramonto scoppiettante e il Lago Suwa sembra brillare quando arrivo al quarto e ultimo tempio l’ 春宮 // Harumiya (il tempio di primavera), una quiete assoluta ammanta il tempio, le gambe sono stanca, ma sento l’animo leggero come una nuvola.

 

  • come arrivarci: da Shinjuku ho preso l’Azusa Limited Express direzione Matsumoto fino a Chino. Da Chino ho camminato per circa 30min fino al Tempio Maemiya. Da lì altri 20min fino all’Honmiya. Sono poi ritornata a piedi alla stazione di Chino dove ho preso il locale della Chuo Line direzione Matsumoto fino alla Stazione di Shimo-Suwa, da qui ho camminato 15min fino all’Akimiya e altri 20min fino all’Harumiya.

N.B: per questo viaggio consiglio di munirsi di internet, i pezzi da fare a piedi sono molti e maps è necessario. Inoltre, per quanto riguarda i treni, spesso maps non segna tutti gli orari dei treni locali della Prefettura di Nagano: fatevi dare le timetable in stazione in modo da poter calcolare sempre bene i tempi di visita.

N.B: Fondamentale anche ricordarsi che la maggior parte dei locali nella prefettura di Nagano non accettano le IC card (Suica, Pasmo etc.) ma solo biglietti cartacei. Spesso non ci sono tornelli elettronici quindi i biglietti vengono controllati o dallo stesso macchinista (questo tipo di treni, frequenti a Nagano, sono detti one man train e le uniche porte ad aprirsi per scendere spesso saranno solo quelle della carrozza del guidatore, poiché sarà lui a controllare i vostri biglietti al momento di scendere) oppure dovrete mostrarli fisicamente al controllore all’uscita della stazione.

 

  • dove mangiare: ho pranzato nel ristorantino di udon e soba davanti al Tempio Honmiya, gestito da degli adorabili vecchietti che preparano piatti tipici della zona. Una scodella di ottimo udon in brodo per scaldarsi e atmosfera casalinga. Ho invece fatto cena da     食事処かわい, che non potrei che consigliarvi al 100%, un localino tradizionale a Kiso Fukushima (dove mi sono spostata in serata), la cui proprietaria non solo è gentilissima ma cucina magnificamente i piatti tradizionali della Valle del Kiso. Da non perdere qui sono la soba con verdure della zona, ma soprattutto i deliziosi gohei mochi (mochi del Kiso guarniti con una salsa di miso, sesamo e noci) che sono stati il piatto che più ho amato di tutto il viaggio.

 

  • dove dormire: in serata mi sono spostata a Kiso Fukushima. Qui avevo prenotato il mio Minshuku (una guest house tradizionale giapponese) che vi consiglio se avete voglia di sperimentare appieno la tradizione delle post town del Kiso. Il Mishuku che avevo scelto è il民宿松尾 // Minsuku Matsuo dove avevo un’enorme camera in stile tradizionale giapponese. Ho adorato il Minshuku e la sua anziana, dolcissima proprietaria. Per arrivare al Minshuku ho preso il locale della Chuo Line direzione Matsumoto fino a Shiojiri, da qui il locale della Chuo direzione Nakatsugawa fino a Kiso Fukushima. Dalla stazione è obbligatorio prendere un taxi se arrivate di sera (il Minshuku si trova in una strada di montagna completamente buia e in zona vengono spesso avvistati animali selvatici) (vi consiglio inoltre di fare cena prima di avviarvi al Minshuku, poiché si trova in una zona isolata dove non ci sono negozi o ristoranti).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Day 2 : Kiso Fukushima e Naraijuku – percorrere le antiche post town del Giappone

 

Il mio viaggio alla scoperta della prefettura di Nagano continua con una zona da batticuore: la Valle del Kiso e i paesaggi da fiaba del Nakasendo, l’antica strada di periodo Edo (1603 – 1868) che collegava Tokyo a Kyoto passando attraverso il Giappone centrale. Percorsa da samurai, viandanti e pellegrini è un vero salto indietro nel tempo, immersi tra post town storiche e natura.

Mi trovo a Kiso Fukushima , una delle post town del Nakasendo. Un paesino sperduto tra gli anfratti della valle che va raccontato non solo attraverso la bellezza dei suoi luoghi, ma soprattutto tramite la gentilezza delle persone che queste zone le abitano. Colpita, nel mio viaggio in solitaria, di trovare una simile ospitalità, una così disinteressata cura del prossimo, ne sono totalmente rimasta incantata.

Carica di bagagli, in tarda serata accade, come in un film di Natale dove si fa gara di bontà, che la proprietaria del ristorante dove ho per caso deciso di mangiare e il responsabile del turismo di Kiso si offrano di accompagnarmi fino al Minshuku dove pernotterò. La strada è buia e in parte in mezzo ad un bosco, con una piccola mini car rossa fiammante si fanno strada su per le colline che altrimenti avrei dovuto percorrere da sola.

Kaori, la cuoca di 食事処かわい, viveva a Tokyo,  ma ha scelto di tornare alla città natale per portare avanti il ristorante dei genitori. Dopo una lunga chiacchierata vuole aggiungermi a tutti i costi su LINE, un giorno, ha deciso, andrà in Italia. Nel frattempo si fa passare la ricetta della carbonara, per sognare arrotolando spaghetti cremosi.

La proprietaria del Minshuku Matsuo, una minuta signora ottantenne dal sorriso caramella, mi sta aspettando, ha preparato del tè e tirato fuori la stufa, addobbato il letto di coperte pesanti poiché qui fa ancora freddo. La mattina seguente mi viene incontro e dell’immenso giardino mi indica i sakura preferiti: “Questo shidare-zakura ha un bellissimo colore, non trovi? E’ quello che più mi piace”.

Di Kiso Fukushima custodisco questo ricordo al sapore di mou, uno zuccherante naturale è percorrere le strade del suo centro antico, districarne il silenzio tagliante. In quel labirinto di storia e tradizione seguo il percorso segnato a matita rossa dalla signora del piccolo ufficio del turismo, sulla mia ormai sgualcita mappa. I passi a Kiso Fukushima si snodano sui sentieri di Unoden, la via dei ryokan e dei negozi di mercanti, proseguendo fino al check point che un tempo segnava l’entrata alla post town e alla Yamamura Daikan Yashiki (la casa appartenuta ai lord locali). Ci si riposa un poco nel giardino del Tempio Kozenji o si bagnano i piedi in un piccolo onsen gratuito giusto sulla riva del fiume. Che pace infinita si adagia sul corpo quando a cullarlo è la canzone scricchiolante di Kiso Fukushima.

 

Nel pomeriggio mi sposto a Naraijuku, approdo in uno di quei paesaggi a lungo sognati dietro lo schermo del pc, su copertine patinate di riviste che raccontano un Giappone misterioso.

Nonostante la fama Narai ancora non soffoca di folle, si stende solitaria nella valle, torcendo il legno moro in magnifiche forme del passato.  E’ incredibile come un simile luogo sia sopravvissuto fasciato da una coperta di quiete.

Si avvolgono le mani su porticine sottili,  sospingendole di lato, oltre le entrate scure, compaiono immagini di un altro tempo: tatami morbidi, paravento opachi, lisci corridoi decorati di lanterne, ripidi scalini che si avventurano obliqui in affascinanti sottotetti. Indietro nel tempo nel Kamidonya Shinryokan e lungo i passi degli abitanti che secoli fa popolavano la zona nella Nakamura Residence.

 

 

  • come arrivarci: per arrivare a Naraijuku ho preso da Kiso Fukushima il locale della Chuo Line direzione Matsumoto fino a Narai. In serata mi sono poi spostata a Nagano. Per arrivare da Naraijuku a Nagano ho preso il locale della Chuo Line delle 16:56 direzione Matsumoto, sono scesa a Matumoto. Da Matsumoto ho preso il locale della Shinonoi Line delle 18:24 con destinazione finale Nagano.

 

  • dove mangiare: consiglio di fermarsi a mangiare a Narai, dove potrete trovare tanti adorabili ristorantini tradizionali. Anche qui piatti tipici sono la soba e i gohei mochi. Ho amato particolarmente la 茶房こでまり// la Teahouse Kodemari, un deicato café all’interno di uno degli edifici storici. Ho amato sedermi al secondo piano, giusto sotto il tetto, osservare dalle finestre celate, la strada che si srotola tra gli edifici antichi. Un morso di tortina alla frutta e un sorso di té infuso con i kiwi giapponesi che crescono in zona.

 

  • dove dormire: per tutto il resto del viaggio ho dormito a Nagano, che ho usato come base per spostarmi in giro per la prefettura. Questa scelta è stata dettata per lo più dal fatto che Nagano fosse uno dei pochi posti in cui ancora si trovava posto per dormire a un prezzo ragionevole nonostante fosse la Golden Week. L’hotel che ho scelto è l’Hotel Wakasato. All’inizio non sono rimasta colpita da questo business hotel, più per una mera questione estetica, ma alla fine mi ci sono affezionata. Letto comodissimo, tutto molto pulito e acqua calda in mezzo secondo. Unica pecca, un po’ lontano dalla stazione centrale di Nagano (30min a piedi) senza fermate di mezzi di trasporto in prossimità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Day 3 : Matsumoto – il castello nero tra le Alpi giapponesi 

 

Dopo 4 anni sono nuovamente ai piedi del Castello di Matsumoto, che emozione poter rincontrare questo inestimabile tesoro storico.

Mi viene da pensare quanto tempo sia passato, da quando studentessa del secondo anno di università sono arrivata in Giappone per la prima volta. Allora si trattava di una vacanza studio di 3 mesi, chi lo avrebbe mai detto che sarei finita con il vivere nel Paese che fin da piccola avevo sempre sognato?

Quella torrida estate di 4 anni fa, in una Matsumoto deserta di sera, ero uscita a comprare un gelato al konbini, mi ero adagiata su una panchina del paco ed ero rimasta ad ammirare il Castello illuminato incredula di trovarmi davvero lì.

Il Castello di Matsumoto non smette adesso, come allora, di stupirmi. Si tratta di uno dei rarissimi castelli originali giapponesi, ovvero mai ricostruiti nel corso della loro storia, e risale al 1500.

Questa volta mi sono presa più tempo per esplorare Matsumoto, al di fuori delle mura del maestoso castello, che cittadina meravigliosa si riesce a scoprire! Matsumoto si rivela, non solo nel suo monumento più famoso, ma anche in tutti i piccoli dettagli, un luogo che amo particolarmente. Si avvistano ad esempio Kitsune giganti al Tempio Jorinji, di cui ho amato i colori. Rosso con ghirigori di nuvole e cielo, le statue di volpi bianchi che lo cingono, gli ema che al tema dei kitsune amalgamano piccoli torii. Si incontrano ranocchie a Iwate Doori (la strada delle rane), dove non solo sono semplici mascotte, ma in di cui si trovano i musetti simpatici perfino nelle tavolette votive dei templi di questa stradina antica, un nugolo di negozietti d’antiquariato e vecchi café che si affacciano sul fiume. Spingendosi un poco più in là si potrebbe poi passeggiare lungo Nakamachi Street e vedere quali sembianze avesse un tempo la città.

Perdersi nelle piccolezze di una città è ciò che alla fine me le fa amare, lo svelamento dell’anima di un luogo ciò che me ne fa portare il ricordo con cura.

 

  • come arrivarci: dalla stazione di Nagano prendete  il locale della Shinonoi Line
  • dove mangiare: ho pranzato da 和食そば処 たかぎ そば打ち体験, rinomato per la cucina tradizionale di Matsumoto. Piatti tipici della zona sono la Zaru Soba (io l’ho presa con tenpura) e il sashimi di carne di cavallo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Day 4 : Ueda , Unnojuku , Bassho Onsen – sogni di Giappone rurale

 

Ueda, città castello, ha una storia davvero interessante. Qui si ascoltano racconti di samurai e battaglia, avvenimenti di periodo Edo tra le mure del magnifico castello. Il Castello di Ueda apparteneva al Clan Sanada, la famiglia che governava sulla zona. E’l’unico castello ad essere sopravvissuto non ad uno, ma ben a due attacchi da parte del Clan Tokugawa, nonostante quest’ultimo fosse in netta superiorità numerica.

Se ne possono visitare parte degli interni e il Tempio costruitivo dentro e dedicato alla Famiglia Sanada.

Ueda non riserva sorprese semplicemente per il suo castello, ma anche nel conservare una piccola parte di città così com’era al tempo dei samurai: Yanagimachi è una passeggiata cinta di casette bianche, tetti spioventi arcuati e un sottile corso d’acqua. Faceva parte dell’Hokkoku Kaido, la strada che collegava  il Nakasendo al Mar del Giappone, percorsa dai pellegrini che si recavano al Tempio Zenkoji, ma anche usata per trasporto l’oro proveniente dall’isola di Sado.

Infine tornando verso la stazione di Ueda, una breve visita la merita anche Unnomachi, zona di microscopici izakaya e shotengai, dall’aria deliziosamente retrò.

Da Ueda in circa 20 minuti ci si può spostare poco più a sud ed essere partecipi di un’altra antica meraviglia, ormai fuori dai finestrini di trenini traballenti scorre un Giappone totalmente rurale e incantato. E’ curioso come io abbia trovato Unnojuku o forse si potrebbe dire che lei abbia trovato me.

Mi fissava bianca e con i tetti ricci tradizionali da quel cartellone pubblicitario patinato, quel giorno, in quella stazione della metro di Tokyo, un caso, nemmeno si trattasse di una pubblicità turistica, era bellissima, scelta come volto di un’azienda della zona e appesa lì ad aspettare il mio passaggio.

In basso figuravano i kanji del nome, solo cercandoli è comparsa sulle mappe di Nagano, ne è emersa la storia affascinante. Era anch’essa una stazione di posta dell’Hokkoku Kaido, una lunga strada che nel presente quasi non vede turisti, sconosciuta ai più, ma che conserva gli edifici di un’epoca in cui invece era assai trafficata. Oggi rimangono pochissimi abitanti e poche attività in funzione, una quiete senza tempo che racconta le storie e le meraviglie di questa post town. La percorro da un capo all’altro completamente sola, giusto qualche giapponese che si è fermato a mangiare nel ristorante di soba ancora aperto.

Usando nuovamente Ueda come punto d’appoggio mi addentro invece a est, i villaggi si fanno sempre più piccoli e sparuti, le stazioni sono casette di legno pastello mignon, ce n’è una acquamarina che intravista passando che mi rimane nel cuore, improvvisa nel mezzo della campagna aperta. E’ surreale vedere queste distese, abituata come sono agli spazi tetris di Tokyo. C’è un silenzio tecnologico, niente cinguettare di tornelli, niente brusio di luci, niente vociare di stazioni avanzate, che cantano incessantemente annunci e informazioni. Talvolta  quasi sono capanni di legno consunto, dove tutto o quasi ancora è fatto a mano dall’uomo. Raggiungo Bessho Onsen con un piccolo treno a due carrozze, fino al capolinea, è una villaggio termale tra i monti fitti di bosco di Nagano.

Non è solamente il più antico onsen della Prefettura, ma servì anche come quartiere generale del governo di Nagano durante il Periodo Kamakura, diventando un importante centro culturale in una zona piuttosto remota e montana. Questa incredibile concomitanza di fattori ha però fatto sì che qui si preservassero templi unici nel loro genere.

Il Tempio Anrakuji, ad esempio, è speciale sotto diversi punti di vista. E’ il più antico della Prefettura di Nagano, conserva il solo esempio rimanente in Giappone di Pagoda ottagonale in stile Sung di periodo Kamakura (1192-1333), un vero tesoro nazionale. La pagoda è nel ventre del tempio, oltre spessi gradini di pietra, protetta dalla vegetazione. Pioviggina, ma mi fermo ad osservarla a lungo, è l’ultima del suo genere, tutti i meravigliosi incastri di legno e i guizzi delle decorazioni.

A Bessho Onsen le strade lastrate dall’atmosfera retrò si alternan a sentieri tra le colline, scivolano in lunghe scalinate cinte da alberi secolari. E’ così che si naviga tra i suoi templi straordinari. Prendendo una svolta a destra si arriverà al Bessho Jinjya, oltre a un torii e su per un sentiero di bambù, sorveglia la città dall’alto, aprendosi ad una vista spettacolare.

Seguendo il sentiero di collina, giusto due passi più in là, c’è il Jorakuji, costruito in parte dentro la foresta, così scura e densa che non ne si vede la fine, sormontato da un tetto di paglia (cosa inusuale per un tempio) conserva alcuni ema (placche votive) dipinte da Hokusai.

Tornando giù verso la cittadina, un altro tesoro storico: il Kitamuki Kannon. Un tempio dalle insolite strutture di legno risalente al 9° secolo e che curiosamente è orientato verso nord (quando normalmente i templi sono orientati a sud) in modo da essere rivolto verso la statua di Buddha custodita dentro al Zenkoji di Nagano.

Rincasando verso Ueda, prima che il sole tramonti scendo ancora un’ultima volta ad un’altra desolata stazione, Seppur remota l’hanno tinta di rosso sgargiante, così da ricordare l’importante tempio che si trova in zona. L’Ikushima Tarushima, costruito su un’isoletta nel mezzo di un lago, è un tempio scarlatto, che si dice essere situato nel centro geografico dell’intero Giappone.

 

  • come arrivarci : Per arrivare a Ueda da Nagano prendete la Shinonoi Line. Per andare da Ueda a Unnojuku prendete la Shinano Tetsudo Line, Unnojuku si trova esattamente a metà tra due stazione Tanaka e Oya, io ho scelto di scendere a Tanaka percorrere Unnojuku e dirigermi verso Oya, da cui poi ho ripreso la Shinano Tetsudo Line per Ueda. Per arrivare da Ueda a Bessho Onsen salite sulla Ueda Dentetsu Bessho Line fino al capolinea. Per arrivare all’Ikushima Tarushima prendete la Ueda Dentetsu Bessho Line direzione Ueda e scendete a Shimongo.

N.B: anche qui vi ricordo sempre di controllare gli orari dei treni in stazione (fatevi dare il depliant o fate una foto ai tabelloni esposti), ho notato che anche in questa zona maps tende a non avere tutti gli orari segnati e dopo un certo orario segnala come se non ci fossero più treni quando invece ce ne sono ancora.

  • dove mangiare : per pranzo vi suggerisco di mangiare o a Yanagimachi da Levain, una panetteria che prepara anche zuppe, costruita dentro una delle antiche case o mangiare la tradizionale soba di Unnojuku da そば処 かじや . Un’altra buona opzione, se siete di fretta e volete mangiare on the go, è prendere uno spuntino da 名取製餡, dove vengono preparati gli ohagi, mochi tipici della zona guarniti con una salsa di noci e azuki bianchi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Day 5 : Togakushi – il tempio mistico nel fitto della foresta 

戸隠 // Togakushi é il nome di questo tempio posato nel fitto dei boschi di Nagano.
Ci pensano i kanji a rivelarne fin da subito le fattezze “porta che nasconde” significa in giapponese e mai potrebbe essere piú azzeccato.
Percorrendo il lungo sentiero di cedri secolari avvolti nella nebbia fino al tempio, giù nel cuore della montagna, si ha l’impressione di affondare in un mondo nascosto, dimora di spiriti e divinità.
Il verbo 隠す // kakusu // nascondere, mi riporta allora alla mente un’altra bellissima parola giapponese che lo contiene 神隠し// kamikakushi, che indica una scomparsa misteriosa, per incanto, come se ad averla operata fossero stati i kami / 神/ le divinità.
Il Togakushi é cosí che mi fa sentire, quasi fossi stata portata via da un’entità soprannaturale. Che suggestione mentre la nebbia scricchiola attorno sinuosa, quale sortilegio ascoltare la foresta frusciare nella lingua di quest’altro mondo.

Il tempio si trova poco più a nord di Nagano, un insieme di paesaggi mistici, che questa stagione ammanta di bruma, da visitare a piedi per respirare appieno la foresta e scorgerne tutti i dettagli misteriosi.

Sul dorso della montagna il Togakushi si compone di 3 templi. Il primo che si incontra lungo il cammino è l’Hokosha, costruito sulla punta di una collina, apre la strada al suo edificio principale con una ripidissima scalinata e cedri secolari. A metà strada tra l’Hokosha e il tempio successivo si riposa un attimo tra i dettagli affascinanti di un tempio minore l’Hinomikosha, gli alberi gemelli legati tra loro dalla shimenawa e le piccole statue di drago che offrono acqua al visitatore.  Proseguendo la salita si giunge al Chusha, dove si prega in silenzio il venerato cedro a tre tronchi; chi poggia piano la fronte sulla corteccia crespa, chi lo abbraccia a piene mani come a volerne cingere, senza riuscirci, l’intera circonferenza, chi ancora delicatamente posa il palmo della mano parlando desideri muti. Infine, quando ormai la città sembra solo un ricordo lontano, si arriva all’Okusha, il tempio interno.

 

  • come arrivarci: per arrivare da Nagano al Tempio Togakushi, prendete il bus n°70 dalla stazione di Nagano. Davanti alla palina del bus c’è la biglietteria apposita, dove potrete acquistare il pass andata/ritorno, farvi dare la mappa dei templi e gli orari del bus per tornare. Occorre circa 1h per arrivare, io ho scelto di scendere al primo tempio l’Hokosha e da lì fare a piedi tutto il percorso. Vi consiglio di partire non più tardi delle 9 / 9:30 se avete intenzione di visitare tutti i templi a piedi e fermarvi a mangiare per assaggiare l’imperdibile soba del Togakushi. La camminata con visite richiede quasi tutta la giornata e in alcuni tratti (a seconda della stagione) potreste incontrare neve (a inizio Maggio, metà del tratto che porta all’Okusha presentava neve ghiacciata. Il tratto in questione è ripido, al centro della montagna e davvero nel fitto della foresta, quindi anche le temperature si abbassano). Dalla fermata dell’Okusha ho poi ripreso il bus per tornare a Nagano.

 

  • dove mangiare: la soba del Tempio Togakushi è rinomatissima in tutto il Giappone e si pensa sia proprio questo il luogo di nascita di questo piatto giapponese Dunque non potevo che provarla! Ho mangiato proprio di fronte l’entrata dell’ Okusha, da 奥社前なおすけ, la miglior zaru soba della mia vita, spessa, la consistenza ruvida e genuina che solo i piatti fatti a mano hanno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Day 6 : Zenkoji e Matsushiro – ascoltare le storie della Nagano centrale 

 

Il centro di Nagano si rivela quello di una quieta cittadina, non ha quel surplus di vita e di persone che invece si riversa in Tokyo. Persino la strada principale Chuo Dori, ha un che di nostalgicamente provinciale. Qui si cammina tra edifici antichi, come le casette di Patio Daimon Kuraniwa, coperti da tetti ondulati e lucidi come quello del vecchio edificio della posta, proseguendo fino alla zona più antica, Nakamise Dori, adiacente al tempio Zenkoji.

Il Zenkoji, che è il tempio principale di Nagano, è un enorme complesso costellato di templi minori, colorati daruma, antiche stradine lastrate, perfette per perdersi in un sogno d’altri tempi. Uno sguardo al Saihoji, una piccola deviazione verso il Daihongan e una passeggiata tra gli edifici del Daikanjin, attraversando l’enorme portale Niomon, fino ad esplorare i curiosi interni, completamente bui, del Zenkoji stesso.

La zona centrale di Nagano, oltre a racchiudere la storia della città, è il luogo perfetto per un’immersione culinaria, la scusa (di cui non avevamo bisogno) per assaggiare tutto il cibo tradizionale della regione. L’esplorazione diventa allora anche un food tour.

Ci si ferma da Suyakame Zenkoji, un negozio che da più di 100 anni produce il buonissimo miso di Nagano, per assaggiare il galato al miso e gli invitanti onigiri arrostiti con miso.

Non si resiste proprio di fronte alle apple pie appena sfornate di 信州りんご菓子工房 BENI-BENI, la si addenta fragrante tutto il gusto delle famose mele di Nagano.

Non contenti ci si dirige ancora verso Fujita Kuemon Shoten, dove invece che preparare i soliti taiyaki (le famose brioches giapponesi a forma di pesciolino) preparano i koiyaki (a forma di carpa koi) con ripieni tipici della prefettura come l’anzu (albicocca giapponese).

A pranzo non si può fare altro che fermarsi da おやき村大門店 e assaggiare in una magica atmosfera d’altri tempi i deliziosi oyaki che cucinano. Gestito da un’ anziana coppia, si trova in uno degli edifici storici della città e conserva il focolare tradizionale giapponese (un braciere quadrato con l’attacco della pentola che parte dal soffitto). Lei prepara gli oyaki a mano seduta di fianco al braciere, lui si occupa di cuocerli pazientemente, una grossa pinza in mano ed un continuo rotolare.  Seduta al focolare sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo!

Nel pomeriggio mi avvio verso un’altra delle zone storiche di Nagano, la città-castello di Matsushiro. Qui è possibile vedere i resti del castello di Matsushiro e alcune meravigliose case samurai perfettamente preservate, tra cui la sontuosa villa del Clan Sanada (che governava sulla zona – 真田邸), la residenza Higuchi ( 旧樋口家住宅 ) , la magnifica residenza Yamadera (山寺常山邸).  In questa città-castello è tutto un susseguirsi di finestre sottili, tatami, carta patinata su ovali che filtrano la luce, lunghi corridoi silenziosi in penombra, porte che scorrono e antiche pitture.

Matsushiro conta ormai pochissimi abitanti, le strade semi deserte aggrappate ad un tempo passato, paiono in bilico su un filo, come se in un soffio, d’improvviso potessero scomparire. La bellezza amara di luoghi come questo, colpiti dallo spopolamento,  mi fa sentire immensamente grata di avere ancora l’occasione di poterli visitare.

 

N.B: alcuni edifici storici come la  旧横田家住宅 (residenza Yokotake) e la 松代藩文武学校 (scuola samurai Sanada) sono attualmente in restauro e non visitabili.

 

  • come arrivarci: muoversi per il centro di Nagano a piedi è piuttosto facile visto che la città è davvero piccola, consiglio di passeggiare in modo da vedere il più possibile.

Per arrivare invece a Matsushiro prendete il bus n°35 dalla stazione di Nagano, arriverete in circa 45minuti. Vi consiglio di farvi dare la              mappa con gli orari del bus al centro turistico della stazione prima di partire ad esplorare il centro di Nagano, in modo da organizzarvi            con gli orari delle varie visite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa ne pesate di questo itinerario? Vi piacerebbe visitare la Prefettura di Nagano? 😀 Fatemi sapere la vostra opinione nei commenti!

 

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Ci vediamo alla Prossima Fermata 🙂

20 Comments

  1. Laura
    30 Giugno 2019

    Wow un itinerario davvero interessante. Non sono mai stata in Giappone ma mi attira moltissimo e questa estate per la prima volta ci andrò e non vedo l’ora 😍
    La scoperta di questa parte del Giappone meno turistica è davvero suggestiva 😊

    Rispondi
    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      3 Luglio 2019

      Ti ringrazio Laura 😀 sai sono contenta che questo itinerario alternativo ti sia piaciuto!
      Dove andrai di bello questa estate?

      Rispondi
  2. Valeria
    1 Luglio 2019

    Mi sono bevuta il tuo magico racconto tutto d’un fiato. Bellissimo itonerario e bellissima delicata e ricca descrizione. E’proprio il Giappone che mi piacerebbe visitare, fuori dalle luci della ribalta tecnologica e dalla frenesia moderna, fatto di piccole cose, tradizione, bellezza. Pensi che sia possibile visitarlo in autonomia anche per chi non conosce il giapponese?

    Rispondi
    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      3 Luglio 2019

      Ti ringrazio 😀 E’ sicuramente un itinerario più difficile che visitare le grandi città, ma credo che con una buona organizzazione dovrebbe filare tutto liscio.

      Rispondi
  3. Esther
    2 Luglio 2019

    Stefania leggerti è sempre un piacere. La tua passione per il Giappone mi incanta ” ormai fuori dai finestrini di trenini traballenti scorre un Giappone totalmente rurale e incantato. E’ curioso come io abbia trovato Unnojuku o forse si potrebbe dire che lei abbia trovato me” . Il tuo amore per quelle terre è rinchiuso in questa frase .

    Rispondi
    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      3 Luglio 2019

      Sono davvero felice che si sia percepito l’amore per questa zona del Giappone <3 è bellissima e mi ha davvero incantata!

      Rispondi
  4. Questo è proprio quella parte di Giappone che mi piacerebbe visitare un giorno e quando sarà prenderò spunto dai tuoi itinerari e dal tuo amore per il Giappone. Non conoscevo il tuo blog quindi ora hai una fan in più! 😁

    Rispondi
    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      20 Luglio 2019

      Ti ringrazio ^_^ la prefettura di Nagano mi ha davvero stupita, ricca di natura incontaminata e storia, merita davvero tanto!!

      Rispondi
  5. Roberta
    6 Luglio 2019

    Che itinerario incredibile!!! Sei una fonte inesauribile di tantissime informazioni e consigli utili. Non mancherò di consigliare il tuo sito agli amici che siano in partenza per il Giappone. 😊

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    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      20 Luglio 2019

      Ti ringrazio e sono davvero felice l’itinerario a Nagano sia risultato interessante ^_^

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  6. Giovy Malfiori
    22 Luglio 2019

    Questo è proprio il Giappone di cui andrei in cerca io: quello rurale. Passerei qualche giorno a Tokyo e poi via… solo un bel po’ di Giappone così.

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    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      22 Luglio 2019

      Quello rurale è un Giappone davvero affascinante da esplorare. Spesso si accompagna a natura incontaminata e ad un bel po’ di meraviglia!

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  7. Obione
    16 Agosto 2019

    Resoconto molto interessante. Sono appena tornato (ora sul treno del ritorno) ad esempio da una breve gita ad Aizu-Wakamatsu per le ferie forzate di metà agosto. Ho riscontrato un po’ quello che hai detto, gli anziani sempre molto disponibili anche a conversare nel mio giapponese stentato. Peccato che i giovani invece non ne vogliano proprio sapere di parlare con gli sconosciuti, tutto l’opposto della Cina ad esempio (dove i giovani sono molto aperti, e gli anziani insopportabili). L’aria all’apparenza decadente che si respira per le campagne (spesso conseguenza della crisi economica di inizio anni 90) vale infatti il viaggio. Peccato i prezzi astronomici: ho dovuto faticare per trovare una sistemazione sotto i 3-4千 a notte, e i trenini tanto carini, pittorescamente lenti (e la fermata in galleria non ha prezzo) ma cari alla follia. Sono quasi saltato sul sedile quando il controllore mi ha emesso uno scontrino di 3千 per un centinaio di chilometri.

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    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      28 Agosto 2019

      Ti ringrazio ^_^ ma alla fine per una settimana non ho speso esageratamente per i pernottamenti (considerando anche che ero in piena Golden Week). I trasporti aimé non si può fare nulla, si sa sono cari in generale in Giappone. La cosa che trovo ottima è che però anche i posti sperduti di solito sono sempre ben collegati e in qualche modo sempre raggiungibili (anche se talvolta è difficile reperire notizie precise su internet, soprattutto se si tratta di bus).
      Penso che come dici tu l’atmosfera, che trovo onestamente incredibile, valga davvero il viaggio. In più si ha modo di scoprire luoghi storici e artistici davvero fuori dall’ordinario 🙂

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  8. Fabiana
    28 Agosto 2019

    I viaggi in solitaria..i migliori ricordi! Non dover stare dietro a nessuno e a nessun orario..respirare e lasciarsi guidare dall’istinto! Brava!
    Io intanto prendo appunti..il Giappone è nel cassetto dei sogni mio e del mio fidanzato!
    Grazie!

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    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      29 Agosto 2019

      Grazie a te! Mi sono davvero divertita in questo in viaggio in solitaria, sono riuscita a vedere tantissime cose! Alla fine ero veramente soddisfatta.

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  9. Raffaella Bertolin
    4 Dicembre 2019

    Leggere i racconti dei tuoi viaggi è come entrare in un mondo incantato. Ogni itinerario che ci proponi è intriso di storia, tradizione e un pizzico di magia. Se poi le parole non dovessero bastare le foto che pubblichi sono meravigliose e fanno davvero fantasticare ad occhi aperti. Complimenti sinceri per la passione che metti in questo tuo blog! Dimenticavo…questo lato rurale e forse meno conosciuto del Giappone sembra essere davvero affascinante.

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    1. Stefania - Prossima Fermata Giappone
      15 Gennaio 2020

      Grazie Raffaella! Sono felice che questo Giappone rurale ti abbia colpita.
      Spero sempre di poter far vedere anche un Giappone insolito e raccontarlo al meglio!

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  10. Sabrina
    1 Febbraio 2020

    Segno tutto!

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  11. Michela
    11 Febbraio 2020

    Lavoro per un’azienda giapponese e confrontarsi professionalmente con loro è davvero complesso. Ma l’anno scorso mi son regalata un viaggio in Giappone e ne sono stata felicissima! Non credevo potesse trasmettermi così tanto! Questo itinerario ad esempio, mi ispira molto, quindi spero di tornarci presto! 🙂

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